domenica 10 novembre 2013

Il 5 novembre c'è l'usanza ....


Il 5 novembre c'è l'usanza ...



In Toscana (non so se anche in altre regioni italiane, ma forse sì) il 5 novembre vige una simpatica usanza: le matricole universitarie, cioè gli studenti che si sono diplomati l'anno precedente, vanno nella propria ex scuola e, armati di fischietti e cappellini goliardici, cacciano in strada gli studenti.

La vulgata dice che gli studenti vengono “cacciati”, e io ho usato proprio questo termine, ma sia ben chiaro:  gli studenti non fanno nessunissima resistenza.

Grandi e piccoli che siano, essi passano tutta la prima ora volgendo lo sguardo sognante alle finestre, mentre le orecchie sono tese al minimo suono. E quando, verso le 9, il primo fischietto appare all'orizzonte (nel senso di orizzonte sonoro), essi scattano in piedi tutti insieme e prendono d'assalto la porta della classe come neanche Enrico Toti (il celebre eroe della Grande Guerra) avrebbe saputo fare, travolgendo bidelli, professori e chiunque capita nel mezzo.

Dovete sapere che questa usanza è stata segretamente osteggiata, con ogni mezzo, ma non c'è stato niente da fare: ogni 5 novembre, appena il fischio fatale giunge  alle orecchie trepidanti, ancorchè attutito dalla bruma mattutina, le scuole di tutta la regione si svuotano all'improvviso, come vasche da bagno cui è stato tolto il tappo.

Un anno, un bidello provò a frapporsi tra il portone di vetro e gli studenti, col risultato che la massa lo travolse in mezzo secondo e il pover'uomo, per riprendersi dallo shock, si mise in malattia per un mese.

In una scuola dell'aretino, un preside provò ad interrompere la funesta usanza installando nei corrodi una coppia di potenti altoparlanti. Quella mattina fu dato l'ordine di trasmettere, per tutta la prima ora, e a massimo volume, una registrazione delle letture dantesche di Benigni, con la speranza che nessuno sentisse il fischio malefico. 

Ma la turba matricolare era stata avvertita e, invece dei fischietti, fece partire due razzi col fischio, residuati del capodanno precedente, e la scuola si svuotò in men che non si dica.

Nel 1997, in un liceo pedagogico della provincia di Livorno, un preside ordinò di bloccare tutte le porte e abbassare le tapparelle, ma le matricole, opportunamente avvertite, fecero un buco sul tetto e calarono un lungo filo con un piccolo altoparlante, proprio al centro dell'atrio della scuola.

L'anno seguente, era il 1998, in un istituto IPSIA della provincia di Pisa, successe un fatto ancora più straordinario: la preside, per evitare che gli studenti udissero il famoso fischio "della morte", aveva indetto un'assemblea generale, da tenersi all'interno della palestra. La palestra di quella scuola era famosa per essere una struttura solida, impenetrabile;  una specie di corazza di cemento armato che avrebbe resistito alle trombe di Gerico, figuriamoci ai miseri fischietti dei goliardi! 

Gli studenti chiesero (ed ottennero) di poter vedere non so quale trasmissione in diretta di Canale 50, una TV locale specializzata in eventi sportivi. Ebbene, mentre il cronista spiegava le fasi della partita, ad un certo punto, da dietro le sue spalle apparve un cappellino goliardico e la faccia rubiconda di una matricola col fischietto tra le labbra … e in un attimo la palestra s'era già svuotata.

Nel 1971, quando ancora gli echi del '68 non si erano completamente smorzati e ogni giorno si sentiva di stragi e morti ammazzati, un preside particolarmente tosto aveva fatto circondare la scuola dalla polizia, deciso a stroncare l'incostituzionale abitudine. 

Le forze dell'ordine si erano presentate alle 7, con due camionette, e avevano transennato l'edificio.

“Col cavolo, che entrano con i loro stramaledetti fischietti!”, aveva detto il commissario capo.

Gli studenti passarono la prima ora cupi in volto. Intorno alla scuola, un silenzio di piombo.

La campanella della prima ora suonò. Niente. La tradizione era stata dunque sconfitta dalla forza armata? Chissà ...

Ma ecco che, ad un certo punto, dalla stanza della presidenza si sentì squillare un telefono. Alla finestra apparve un'applicata di segreteria che fece segno, concitata, all'appuntato di salire su.

“Che è successo?”, chiese il capitano all'appuntato. “Hanno telefonato … una bomba!”, rispose l'appuntato.

“Tutti fuori!”, ordinò il capitano.

Il giorno seguente la stampa locale scrisse che in una delle cabine telefoniche del villaggio scolastico era stato rinvenuto  un cappellino goliardico di colore verde e con la fodera rossa, ma di questo non ci fu traccia nella relazione che l'appuntato consegnò al comandante della locale stazione di Polizia.


(C) 2013  Michele Andreoli
5 nov


http://www.micheleandreoli.org



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