Il 5 novembre c'è l'usanza ...
In Toscana (non so se anche in altre regioni
italiane, ma forse sì) il 5 novembre vige una simpatica usanza: le
matricole universitarie, cioè gli studenti che si sono diplomati
l'anno precedente, vanno nella propria ex scuola e, armati di fischietti e
cappellini goliardici, cacciano in strada gli studenti.
La
vulgata dice che gli studenti vengono “cacciati”, e io ho usato proprio questo termine, ma sia ben chiaro: gli studenti non fanno nessunissima resistenza.
Grandi
e piccoli che siano, essi passano tutta la prima ora volgendo lo
sguardo sognante alle finestre, mentre le orecchie sono tese al
minimo suono. E quando, verso le 9, il primo fischietto appare all'orizzonte (nel senso di orizzonte sonoro), essi scattano in piedi tutti insieme e prendono d'assalto la
porta della classe come neanche Enrico Toti (il celebre eroe della Grande Guerra) avrebbe saputo fare,
travolgendo bidelli, professori e chiunque capita nel mezzo.
Dovete
sapere che questa usanza è stata segretamente osteggiata, con ogni
mezzo, ma non c'è stato niente da fare: ogni 5 novembre, appena il
fischio fatale giunge alle orecchie trepidanti, ancorchè attutito dalla bruma mattutina, le scuole di tutta la regione si svuotano all'improvviso, come vasche da
bagno cui è stato tolto il tappo.
Un
anno, un bidello provò a frapporsi tra il portone di vetro e gli
studenti, col risultato che la massa lo travolse in mezzo secondo e
il pover'uomo, per riprendersi dallo shock, si mise in malattia per un mese.
In
una scuola dell'aretino, un preside provò ad interrompere la funesta
usanza installando nei corrodi una coppia di potenti altoparlanti. Quella
mattina fu dato l'ordine di trasmettere, per tutta la prima ora, e a
massimo volume, una registrazione delle letture dantesche di Benigni,
con la speranza che nessuno sentisse il fischio malefico.
Ma la turba matricolare era stata avvertita e, invece dei fischietti, fece partire due razzi col fischio, residuati del capodanno
precedente, e la scuola si svuotò in men che non si dica.
Nel
1997, in un liceo pedagogico della provincia di Livorno, un preside
ordinò di bloccare tutte le porte e abbassare le tapparelle, ma le
matricole, opportunamente avvertite, fecero un buco sul tetto e
calarono un lungo filo con un piccolo altoparlante, proprio al centro
dell'atrio della scuola.
L'anno
seguente, era il 1998, in un istituto IPSIA della provincia di Pisa,
successe un fatto ancora più straordinario: la preside, per evitare
che gli studenti udissero il famoso fischio "della morte", aveva indetto un'assemblea generale, da tenersi all'interno della palestra. La palestra di quella scuola era famosa per essere una
struttura solida, impenetrabile; una specie di corazza di cemento armato che avrebbe resistito alle trombe di Gerico, figuriamoci ai miseri fischietti dei goliardi!
Gli studenti chiesero (ed ottennero) di poter vedere non so quale trasmissione in diretta di Canale 50, una TV locale specializzata in eventi sportivi. Ebbene, mentre il cronista spiegava le fasi della partita, ad un certo punto, da dietro le sue spalle apparve un cappellino goliardico e la faccia rubiconda di una matricola col fischietto tra le labbra … e in un attimo la palestra s'era già svuotata.
Gli studenti chiesero (ed ottennero) di poter vedere non so quale trasmissione in diretta di Canale 50, una TV locale specializzata in eventi sportivi. Ebbene, mentre il cronista spiegava le fasi della partita, ad un certo punto, da dietro le sue spalle apparve un cappellino goliardico e la faccia rubiconda di una matricola col fischietto tra le labbra … e in un attimo la palestra s'era già svuotata.
Nel
1971, quando ancora gli echi del '68 non si erano completamente
smorzati e ogni giorno si sentiva di stragi e morti ammazzati, un
preside particolarmente tosto aveva fatto circondare la scuola dalla polizia, deciso a stroncare l'incostituzionale abitudine.
Le forze dell'ordine si erano presentate alle 7, con due camionette, e avevano transennato l'edificio.
Le forze dell'ordine si erano presentate alle 7, con due camionette, e avevano transennato l'edificio.
“Col
cavolo, che entrano con i loro stramaledetti fischietti!”, aveva
detto il commissario capo.
Gli
studenti passarono la prima ora cupi in volto. Intorno alla scuola,
un silenzio di piombo.
La
campanella della prima ora suonò. Niente. La tradizione era stata
dunque sconfitta dalla forza armata? Chissà ...
Ma
ecco che, ad un certo punto, dalla stanza della presidenza si sentì
squillare un telefono. Alla finestra apparve un'applicata di
segreteria che fece segno, concitata, all'appuntato di salire su.
“Che è successo?”, chiese il capitano
all'appuntato. “Hanno telefonato … una bomba!”, rispose
l'appuntato.
“Tutti fuori!”, ordinò il capitano.
Il giorno seguente la stampa locale scrisse che in una delle cabine telefoniche del villaggio scolastico era stato rinvenuto un cappellino goliardico di colore verde e con la fodera rossa, ma di questo non ci fu traccia nella
relazione che l'appuntato consegnò al comandante della locale
stazione di Polizia.
(C) 2013 Michele Andreoli
5 nov
http://www.micheleandreoli.org

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